Il Marsili, il vulcano sottomarino più grande d’Europa posto proprio nel
cuore del Tirreno a metà strada tra Salerno e Cefalù, sarebbe un
fratello delle Eolie, cioè un’ottava isola delle sette già emerse. Se
finora si pensava che questo gigante lungo 70 km e largo 30 fosse il
risultato di un fenomeno di oceanizzazione, cioè di apertura, della
piana batiale tirrenica, oggi ci sono le evidenze per affermare che si
sia formato circa un milione di anni fa per una risalita passiva del
magma dal basso verso l’alto, proprio come le Eolie.
A far propendere per quest’ultima ipotesi è la pressione del magma all’interno dell’edificio vulcanico rivelatasi alle ultime misure non così forte da giustificarne la nascita per un’eruzione attiva da una frattura in espansione, spiega Guido Ventura, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che ha preso parte alla ricerca rimbalzata sulle pagine della rivista Earth–Science Review.
Questa ultima scoperta ci mostra anche che il Tirreno è un bacino non più attivo dal punto di vista tettonico. Solo la parte antistante la Calabria e la Sicilia orientale è in estensione, mentre la zona relativa alla Sicilia centro-occidentale, da Tindari a Palermo e Trapani, è addirittura in compressione. Se il Tirreno è stato soprannominato un bacino oceanico relitto, il Mediterraneo centrale è in espansione, l’Adriatico è in compressione e lo Ionio vive una situazione più complessa: la parte che guarda l’Adriatico è in compressione, mentre quella che lambisce la Sicilia è in parte in compressione e in parte in distensione in quanto compresa tra due sistemi di subduzione appartenenti a Italia e Grecia.
A far propendere per quest’ultima ipotesi è la pressione del magma all’interno dell’edificio vulcanico rivelatasi alle ultime misure non così forte da giustificarne la nascita per un’eruzione attiva da una frattura in espansione, spiega Guido Ventura, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che ha preso parte alla ricerca rimbalzata sulle pagine della rivista Earth–Science Review.
Questa ultima scoperta ci mostra anche che il Tirreno è un bacino non più attivo dal punto di vista tettonico. Solo la parte antistante la Calabria e la Sicilia orientale è in estensione, mentre la zona relativa alla Sicilia centro-occidentale, da Tindari a Palermo e Trapani, è addirittura in compressione. Se il Tirreno è stato soprannominato un bacino oceanico relitto, il Mediterraneo centrale è in espansione, l’Adriatico è in compressione e lo Ionio vive una situazione più complessa: la parte che guarda l’Adriatico è in compressione, mentre quella che lambisce la Sicilia è in parte in compressione e in parte in distensione in quanto compresa tra due sistemi di subduzione appartenenti a Italia e Grecia.
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