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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Presentazione del libro "L'Origine del lago di Como, degli altri Laghi Prealpini e della Pianura Padana".

Già da qualche decennio è stato appurato che i nostri grandi laghi prealpini, diversamente da quanto veniva insegnato fin dalla fine dell’800, non sono stati scavati dai ghiacciai, bensì da fiumi che scorrevano prima delle glaciazioni e nei periodi caldi tra le stesse. Ma scoprire che le celeberrime “valli glaciali a U" in realtà non esistono, o che il cosiddetto anfiteatro morenico della Brianza non è affatto formato da morene, oltre ai curiosi di geologia lascerà spiazzato anche più di un addetto ai lavori. Sono solo alcune delle affermazioni, documentate in modo scientificamente ineccepibile, che rendono affascinante la lettura di un volume edito in questi giorni dall’associazione culturale “Luigi Scanagatta” di Varenna: “L’origine del Lago di Como, degli altri laghi prealpini e della Pianura Padana”, opera di un eminente geologo scomparso nel novembre 2016 a Mandello, il prof. Gian Clemente Parea, già docente all’Università di Modena e socio della “Scanagatta”, che nel tes

Le Alpi si sono formate in seguito all’affioramento causato da uno "scarico di zavorra" anziché da una compressione

Tratto da:  Servizio Sismico Svizzero (SED) - ETH di Zurigo Le rocce alpine sono diventate una catena montuosa perché si sono staccate dal pesante strato sottostante la placca europea interessata dal fenomeno della subduzione. È questa la teoria proposta da E. Kissling dell’Istituto di Geofisica dell’ETH di Zurigo e da F. Schlunegger dell’Istituto di geologia dell’Università di Berna nel loro nuovo modello di formazione delle Alpi pubblicato di recente. Le ipotesi avanzate finora partivano dal presupposto che le Alpi si fossero formate in seguito alla compressione tra la placca adriatica a sud e la placca europea a nord. Tuttavia, numerosi dati geofisici e geologici più recenti contraddicono il vecchio modello "bulldozer". La parte più rigida del pianeta Terra, denominata litosfera, è frammentata in una serie di placche che galleggiano sul sottostante mantello viscoso come delle zattere. Queste placche sono formate da due strati, la crosta superiore e la cosiddetta

Sismicità Massa Martana in relazione al quadro sismotettonico regionale

In data 18/04/2018 si è attivato uno piccolo sciame (swarm) in zona Massa Martana, dove l'evento di maggiore magnitudo è rappresentato da un terremoto di M 2.9 [1] e il successivo. Lo sciame visibile in sezione lungo la traccia A-A' evidenzia come la sismicità sia abbastanza continua tra i due sciami e probabilmente legata ad una superficie di scollamento regionale (detachment) che prende parte al processo sismogenetico e tettonico dell'area. Nella zona è ampiamente documentata la presenza di un detachment di importanza regionale denominato faglia Tiberina [2] che insieme alle altre faglie rappresentano un sistema estensionale importante nel quadro geologico della catena appenninica Dallo studio della sismicità storica si evidenzia come la faglia altotiberina può produrre sismicità di bassa magnitudo (M<3.0) o si muove per creep (asismico). La sismicità di maggiore magnitudo è legata alle faglie ad alto angolo (Gubbio, Norcia, Vettore-Bove) c

Le sequenze sismiche e loro classificazione

Fig. 1 - distribuzione della sismicità a scala globale I terremoti non sono degli eventi isolati, ma mostrano una spiccata tendenza a raggrupparsi nello spazio e nel tempo. Si è visto che la teoria della tettonica a zolle fornisce una spiegazione sufficientemente plausibile dell’addensamento spaziale degli ipocentri, interpretando le aree a maggiore sismicità come le zone di contatto tra le diverse placche (fig. 1).  Generalmente un forte terremoto è accompagnato da altri eventi di magnitudo inferiore: alcuni di questi sismi possono precedere, mentre molti altri seguono la scossa principale. Il terremoto di maggiore magnitudo prende il nome di evento principale ( mainshock ) quelle che talvolta lo precedono si chiamano eventi precursori ( foreshocks ), mentre quelle che seguono sono chiamate repliche ( aftershocks ). L’insieme di questi terremoti costituiscono quello che viene chiamato sequenza sismica. I foreschocks sono eventi magnitudo più piccola e che in alcuni c

Evento di Mw 4.7 zona Muccia

Nella mattinata del 10 Aprile 2018 si è verificato un terremoto di Mw 4.7 nella zona di Muccia [1], in corrispondenza dello sciame sismico incominciato nei giorni scorsi [2]. L'analisi preliminare dei dati nel periodo Marzo-Aprile 2018 hanno permesso di ricavare la sezione della distribuzione ipocentrale (fig. 1), da cui è possibile ricavare informazioni sul terremoto di Mw 4.7 e sulla sismotettonica dell'area. Lo sciame di Muccia è localizzato nella zona settentrionale della lunga sequenza sismica dell'Italia centrale, e con molta probabilità in risposta alla propagazione verso nord dello stress generato dai terremoti principali della sequenza stessa [3].   Fig. 1 - Sezione della distribuzione degli ipocentri I due eventi di M > 4.0 accaduti il 04 e il 10 Aprile 2018, si collocano all'interno del dilated wedge . Inoltre la distribuzione degli ipocentri evidenzia la geometria delle principali strutture. Si evidenzia la presenza di uno scollamento ( de

L'ipotesi di un nuovo modello del motore della tettonica a placche.

Negli anni '60, il concetto di tettonica a placche rivoluzionò il campo della geologia e geofisica. Questa teoria descrive come la superficie terrestre è un puzzle  formato da sette grandi placche tettoniche e una varietà di più piccole, che si muovono lentamente nel tempo. Alcune delle conseguenze più spettacolari del movimento relativo tra le placche, sono le catene montuose e gli oceani Durante la storia geologica della Terra, le placche tettoniche si sono scontrate tra di loro, formando continenti, e successivamente o contemporaneamente si sono spezzate più volte, ridisegnando in modo lento e continuo la geografia del nostro pianeta.  L'ultimo grande supercontinente della Terra è rappresentato dalla Pangea, che a partire da 180 milioni di anni fa, ha cominciato a spezzarsi formando placche più piccolo che poi sono andate alla "deriva" come zattere sull'oceano. Attualmente la spiegazione a questa frammentazione, sarebbe da imputare alle risalite de

Fossils & Minerals Review n. 4 del Marzo 2018

È uscito il numero 4 di Fossils & Minerals , rivista di interesse Paleontologico & Mineralogico, a cura del Gruppo Umbro Mineralogico Paleontologico - Assisi. In questo numero si descrivono i nuovi dati biostratigrafici del passo del Furlo (Marche), di minerali con le cave di Leucitite in Provincia di Roma e di sismotettonica  Tosco-Emiliana nel periodo 2012-2013. A questo link è possibile leggere il PDF oppure scaricarlo liberamente. È possibile ordinare il formato cartaceo all'indirizzo review.gump@gmail.com

Le faglie "comunicano": la variazione dello stress di Coulomb e la sequenza dell'Italia centrale

Le faglie "comunicano" In passato, i sismologi tendevano a dare per scontato che un grande terremoto non influenzasse i tempi e la localizzazione di un successivo evento sismico, ma studi recenti stanno prendendo in considerazione come  le faglie "comunicano" tra di loro, poiché lo stress può trasferirsi tra faglie adiacenti. Questa teoria è conosciuta con il nome di "trasferimento dello stress ". Le  faglie reagiscono in modo inaspettato, alle variazioni dello stress indotto dal movimento di una faglia principale che ha  generato un forte terremoto.  Il trasferimento dello stress può essere dovuto a due fattori: in seguito dello spostamento lungo la faglia sismogenica che imprime nei blocchi adiacenti e alle faglie presenti, una variazione dello stress statico; in seguito al passaggio dell'onda sismica, quindi dello scuotimento, dove il trasferimento di stress si dice dinamico; Il trasferimento dello stress statico avviene in tempi pi

The Muccia swarm in Central Italy

On 04/04/2018 an earthquake of Mw 4.0 occurred in the Muccia area (Camerino) in central Italy. Hypocentres show a clear distribution, where they show the presence of a detachment by NE-dipping and a master faults by SW-dipping (f). Moreover hypocenters highlight the presence of a dilated wedge (type I), located in the hangingwall of the master fault (f) and a secondary fault (R') antithetical to f. This two faults Dilated wedge is characterized by earthquakes with a extensional focal mechanism. This indicates how the area is subject to SW-NE extension, at a depth of between 7-10 km about. The two conjugate faults, f and R', delimit a wedge (W) with a crustal thickness of 6-7 km about and without a co-seismic deformation inside it. Trace A-A' in map The continuous seismic deformation in the dilated wedge and in outside wedge area, could lead to gravitational collapse of the wedge and generate strong graviquakes along master fault (f). It is not possible