Il Mount Saint Helens, nella Cascade Range, nel Nordovest, è il vulcano più attivo ed esplosivo degli Stati Uniti d'America (Fig. 1). I suoi 4500 anni di storie documentata comprendono colate laviche distruttive, roventi colate piroclastiche, lahar e ricaduta di ceneri a grandi distanze.
A partire dal 20 marzo 1980 una serie di sismi sotto il vulcano, da piccoli a modesti, segnalò l'inizio di una nuova fase eruttiva, dopo 123 anni di quiescenza. I sismi indussero l'U.S. Geological Survey a dichiarare un formale "stato di allarme".
Una settimana dopo si produsse la prima emissione di ceneri e di vapore acque da un nuovo cratere, apertosi sulla sommità del monte.
Nel mede di aprile i terremoti aumentarono, indicando che sotto il Sant Helens il magma si stava muovendo: la strumentazione rilevò anche un rigonfiamento del fianco nordorientale del vulcano (Fig. 2a).
L'U.S. Geological Survey emise un pressante preallarme, tanto che le autorità ordinarono alla popolazione di abbandonare l'area circostante.
Il 18 maggio iniziò improvvisamente l'eruzione parossistica (Fig. 2b e 3). Un forte sisma innescò di magnitudo 5.1 accompagnò il repentino scivolamento del fianco settentrionale del rilievo, precedentemente deformata, dando vita a una frana gigantesca, una delle più estese su scala globale.
Quando una vasta colata di detriti precipitò giù dal monte lungo la valle del North Fork Toutle River, la parte sommitale del vulcano viene liberata e da essa si genera una forte esplosione vulcanica con emissione di gas e vapore acque ad alta pressione.
Il geologo David A. Johnson del Geological Survey, che stava monitorando il vulcano dal posto di osservazione, situato a 8 km a nord, vide avvanzzare l'onda dell'esplosione e lanciò via radio l'ultimo messaggio: "Vancouver, Vancouver, ci siamo!" Dalla breccia che si era aperta fu emesso verso nord, con la forza di un'uragano, un getto di ceneri, gas e vapore acqueo alla temperatura di circa 500°C che devastò una zona estesa fino a 20 km dal vulcano, con un fronte di 30 km (Fig. 2).
Un'eruzione verticale lanciò nell'atmosfera un pennacchio di cenere alto 25 km. La nube di ceneri si diresse verso est e verso Nord-Est, trasportata dai venti dominanti, portando l'oscurità in pieno giorno su un'area estesa a est fino a 250 km e lasciando un deposito di cenere spesso fino a 10 cm su gran parte dello stati di Washington, Idaho settentrionale e Montana occidentale. Nonostante i tentativi di evacuazione, attivati già dal 25 marzo, persero la vita 57 persone. Furono anche distrutte 250 abitazioni, 47 ponti, 24 km di ferrovia e 298 km di strade.
Fig. 3 - il 18 maggio del 1980 l'eruzione del Mount SaintHelens con il pennacchio di ceneri, la valanga di detriti e l'onda d'urto lungo il versane nord. |
L'energia dell'esplosione fu pari a circa 25 milioni di tonnellate di TNT (trinitrotoluene, noto come tritolo). La sommità del vulcano fu letteralmente distrutta, la sua altezza si abbasso di oltre 400 m e il fianco settentrionale scomparve. In pratica, la montagna fu svuotata.
Terremoti e attività magmatica sono proseguiti, a fasi alterne, dall'eruzzione del 1980. Dopo più di un decennio di relativa quiescenza, il vulcano si è risvegliato nel settembre del 2004 con una serie di modeste eruzioni di vapore e ceneri, che continuarono fino al 2005.
La crescita del domo vulcanico centrale suggerisce che l'attuale fase eruttiva potrebbe perdurare ancora per un certo periodo.
Riferimenti bibliografici
GrotzingerJ.P. & Jordan T.H., 2016. Capire la Terra. Zanichelli Ed.
Riferimenti bibliografici
GrotzingerJ.P. & Jordan T.H., 2016. Capire la Terra. Zanichelli Ed.
Commenti
Posta un commento