Passa ai contenuti principali

Oil sands: può essere la risposta al nostro bisogno energetico???

Le sabbie bituminose (oil sands o tar sands) sono generalmente depositi sabbiosi-argillosi non cementati ad elevata porosità che contengono oli viscosi (bitume) non mobili da cui si estrae (con tecniche ad altissimo impatto ambientale) una sostanza oleosa ad alto contenuto in zolfo e con elevata viscosità, che può poi essere convertita in greggio e successivamente raffinata per ricavarne dei derivati.

Le maggiori riserve in oil sands sono, in Canada (Stato di Alberta: Athabasca, Cold Lake, Peace River), nel bacino dell’Orinoco in Venezuela e in Russia (Piattaforma Siberiana, Malekess). Altri giacimenti importanti in sabbie bituminose si trovano in Cina, India, Indonesia, Brasile ed Ecuador.

Per estrarre l'olio dalle sabbie e poterlo trasportare, si utilizzano principalmente due metodi che dipendono dalla profondità a cui si trovano le miniere:
  1. se a cielo aperto, la sabbia bituminosa viene estratta con l'ausilio di escavatori ed una volta trasportata viene lavata con acqua o aria calda, solventi e soda caustica, in modo da staccare il bitume. Con questa tecnica si ricava circa un barile di bitume che rappresenta una quantità inferiore ad un barile di petrolio;
  2. se sotterraneo, il bitume viene iniettato vapore a 350° nel giacimento attraverso un pozzo, al fine di fluidificare il bitume che viene estratto da un pozzo parallelo. Questa tecnica più lenta e costosa, mostra una rendita maggiore e non utilizza solventi chimici aggressivi.
Una volta estratto il bitume, viene trasportato verso le raffinerie al fine di ripulirlo dallo zolfo e altre impurità.

Lo sfruttamento delle sabbie bituminose comporta delle ricadute negative su l’ecosistema dovute alle attività di deforestazione delle aree interessate e al notevole consumo di risorse idriche rispetto agli idrocarburi convenzionali, oltre all'utilizzo di solventi chimici aggressivi. Inoltre vi è poi la questione climatica: secondo uno studio del Congressional Research Service del 2014, le emissioni delle oil sands possono superare quelle del petrolio anche del 20%.

L’Unione Europea potrebbe essere pronta alla trasformazione e al commercio di petrolio da sabbie bituminose. Una recente ricerca di MathPro, una società di consulenza specializzata nel settore della raffinazione, indica che 71 delle 95 raffinerie in Unione europea (fig. 1), Norvegia e Svizzera sono ora in grado di gestire il petrolio greggio pesante o pre-trattato da sabbie bituminose.

Figura 1: Mappa del rischio di ricevere oil sands dalle raffinerie in Europa: 
1) alto; 2) basso; 3) raffinerie non pronte alla trasformazione dell'oil sands.

L’Italia potrebbe non essere esente da tutto ciò, se si considera la mappa (fig. 1) prodotta dalla Transport & Environment e la Friends of the Earth, dove mostra che nel nostro Paese potrebbero essere ben 7 le raffinerie in grado di produrre petrolio dalle oil sands: quattro in Sicilia e uno in Piemonte, Lombardia e Sardegna.

Che lo sfruttamento delle sabbie bituminose possa essere la risposta al nostro bisogno energetico??? 
Dire NO al petrolio convenzionale (estrazione e produzione) a prescindere e senza fermarsi a pensare, potrebbe tracciare un percorso che porta a tale alternativa: produrre petrolio  (non convenzionale) dalle oil sands.

Sappiamo che il petrolio è un compagno sgradevole e fastidioso ma che circonda la nostra vita. I suoi derivati li troviamo nei combustibili utilizzati nei trasporti, nei vestiti, in alcuni farmaci, nei prodotti plastici di uso quotidiano come il PC e il nostro cellulare e alcuni utensili della cucina: fanno parte del nostro tessuto Socio-Industriale. 
Al petrolio ci vuole un'alternativa con la "A" maiuscola e per trovarla bisogna investire in ricerca scientifica e tecnologica. La transizione tra petrolio e l'Alternativa (fase del mix energetico in cui ci troviamo anche ora) richiede tempo, progettualità e una politica di cambiamento che non si attua attraverso il semplice NO, ma con richieste precise e mirate al fine del suo utilizzo intelligente e nel rispetto dell'ambiente. Attraverso piccoli passi verso il cambiamento del sistema Socio-Industriale e della fonte energetica mandando in pensione il nostro vecchio compagno di avventura.

Fonti:


Commenti

Post popolari in questo blog

La "terra mobile" di Wegener e la deriva dei continenti

Fig. 1 - Ricostruzione del Pangea e della sua evoluzione paleogeografica. L'idea di una " Terra mobile ", la cui superficie cambia aspetto nel tempo per il continuo reciproco spostarsi di settori della crosta, è nata all'inizio del secolo scorso ed ha avuto il suo principale teorico in Alfred Wegner , ben noto per avere proposto la teoria della deriva dei continenti. Wegner considerava le aree continentali come zattere di sial galleggianti sul sima, indicando con sial (da silicio a alluminio) la crosta a composizione media granitica, meno densa, e con sima (da silicio a magnesio) il materiale sottostante, più denso, di composizione basaltica, che affiorava sul fondo degli oceani e costituiva, secondo l'autore, un involucro continuo (Fig. 1). Nella teoria, i grossi frammenti di crosta sialica, immersi nel sima molto viscoso " come iceberg nell'acqua " sarebbero andati pian piano alla deriva verso ovest, per restare in ritardo rispetto la ro...

La ricerca sulla Faglia Canossa - San Romano e il Terrazzo di Roteglia (2019-2024).

Lo studio sulla Faglia Canossa - San Romano e del Terrazzo di Roteglia ebbe inizio in Autunno del 2018, durante un viaggio in auto. Passando lungo la strada che da Roteglia arriva a Castellarano, giunti alle pendici del M. Pendice, sul lato destro del fiume si osserva il terrazzo del Pigneto con la "Rupe del Pescale". In questo panorama, fu il confronto aperto con un "amico" a guidarmi verso la ricerca e a come la faglia poteva avere giocato un ruolo importate sulla geologia e la geomorfologia dell'area subito a monte, appunto la zona di Roteglia e il suo terrazzo fluviale.   L'idea di partenza era che la Canossa - San Romano potesse essere la faglia che, con il suo movimento distensivo in epoca geologicamente più recente, aveva creato una "barriera" al corso del Fiume Secchia, determinando una sedimentazione differente nell'area più a monte, dove è presente un esteso terrazzo di depositi alluvionali, costituito perlopiù da ghiaia e fango, dove...

Quaternary geology and geological map of the Roteglia Basin within the River Secchia valley (Italy) with evidence for the Canossa-San Romano Fault System and inversion tectonic activity

  [EN] This report and accompanying geological map are the culmination of a several year study on the influence of the Canossa-San Romano normal fault system on Quaternary deposition and geomorphology within the Roteglia Basin (northern Italy). Quaternary sedimentary deposits that flank the River Secchia in the study area have led to new interpretations regarding the timing of tectonic activity along the north-eastern margin of the Apennines and have raised questions regarding regional stratigraphic correlation of Quaternary stratigraphic units. A small depositional basin, named during this study as the Roteglia Basin, has been formed where the Canossa-San Romano Fault System crosses the R. Secchia. This fault system is comprised of the Canossa-San Romano primary fault and two subordinate synthetic faults, named the Border and Argontello Faults. Adjacent to the R. Secchia is a set of three strath terraces, dating from 220 to 22 ka, that were cut by the river as the mountain fr...