Fig. 1 - Ricostruzione del Pangea e della sua evoluzione paleogeografica. |
Wegner considerava le aree continentali come zattere di sial galleggianti sul sima, indicando con sial (da silicio a alluminio) la crosta a composizione media granitica, meno densa, e con sima (da silicio a magnesio) il materiale sottostante, più denso, di composizione basaltica, che affiorava sul fondo degli oceani e costituiva, secondo l'autore, un involucro continuo (Fig. 1).
Nella teoria, i grossi frammenti di crosta sialica, immersi nel sima molto viscoso "come iceberg nell'acqua" sarebbero andati pian piano alla deriva verso ovest, per restare in ritardo rispetto la rotazione terrestre verso est. L'inerzia dei lembi di sial, che tuttora slitterebbero lentamente sul sima, avrebbe portato le Americhe nella loro posizione attuale dando origine alle Montagne Rocciose e alle Ande.
Risulta fondamentale, nella teoria, il concetto di un sial rigido che galleggia sul sima ed è in grado di muoversi rispetto a quest'ultimo, che , in tempi molto lunghi, si comporterebbe in modo plastico.
Prove geografiche e geologiche sulla deriva dei continenti
Wegner, studioso di meteorologia ma con ampi interessi in vari campi delle scienze, era rimasto fortemente colpito dalla notevole somiglianza delle linee di costa dell'Africa e dell'America del sud, già sottolineato anche da altri autore, e lo stesso Wegener lo riporta all'inizio del suo libro con il quale pubblicò la sua teoria:
"La prima idea di una deriva dei continenti mi si presentò già nel 1910. Nell'esaminare la carta geografica dei due emisferi, ebbi l'impressione immediata della concordanza delle coste atlantiche, ma ritenendola improbabile non la presi per allora in considerazione. Nell'autunno del 1911, essendomi capitata in mano una relazione su un'antico collegamento continentale tra il Brasile e l'Africa, venni a conoscenza dei risultati paleontologici ottenuti a me ignoti fino allora. [...] ora, le osservazioni fatte furono così notevoli che si radicò in me la convinzione dell'esattezza fondamentale di quell'idea. Idea che resi nota per la prima volta il 6 gennaio 1912".
Fig. 2 - distribuzione delle catene montuose Caledoniane ed Erciniche. |
Con un paziente lavoro, Wegener ricostruì la configurazione delle terre emerse così come dovevano presentarsi alla fine dell'era Paleozoica (circa 250 Ma fa), quando si era formato un "supercontinente" che egli chiamò Pangea (tutto terra), circondato da un'unico oceano, il Pantalassa (tutto mare), e delineo le tappe della deriva dei continenti, che a partire dalla frammentazione del Pangea (Fig. 1), in meno di 200 Ma ha portato la superficie della Terra al suo aspetto attuale. Se si riuniscono i continenti come proposta da Wegener, grandi catene montuose (Fig. 2), faglie lunghe kilometri e perfino giacimenti minerari si trovano in perfetta continuità attraverso le giunzioni.
Prove paleontologiche
Fig. 3 - Prove paleontologiche della deriva
dei continenti con la distribuzione
di alcuni resti fossili.
|
Fino a circa metà dell'Era Mesozoica le faune fossili nei due continenti, Sud America e Africa, continuano a essere identiche. Gli ambienti dovevano far parte di una fascia costellata di laghi nei quali vivevano rettili terrestri, anfibi e pesci di acqua dolce, che non avrebbero potuto superare l'oceano oggi frapposto tra i due continenti. Dall'ultima parte dell'Era Mesozoica, circa 100 Ma fa, i depositi e le faune fossili appaiono, invece, radicalmente diverse nei due continenti: da quel momento, l'evoluzione della fauna e della flora in Sud America deve avere seguito strade molto diverse da quelle seguite in Africa, a mano a mano che i due continenti si separavano e un nuovo oceano, in progressivo allargamento, creava un ostacolo alla libera comunicazione tra gli organismi continentali.
Prove paleoclimatiche
Fig. 4 - distribuzione delle fasce paleoclimatiche. |
***
Attraverso queste e numerose altre prove Wegener aveva riconosciuto chiaramente la mobilità della crosta continentale; quello che mancava alla sua teoria era invece un "motore" abbastanza potente da far muovere i continenti, ma per questo i tempi non erano ancora maturi: altre grandi scoperte dovevano venire, sopratutto nel campo della Geofisica, prima che, cianquant'anni più tardi, la Tettonica delle Placche fornisse un nuovo, concreto quadro di riferimento per un'antica idea.Il motore della deriva dei continenti... [materiale di questo blog].
Palmieri E.L. & Parotto M., 2013. Il Globo terrestre e la sua evoluzione. Zanichelli Ed.
Raffi S. & Serpagli E., 1999. Introduzione alla paleontologia. UTET Ed.
Commenti
Posta un commento