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Visualizzazione dei post da 2019

Il Mount Saint Helens: pericoloso ma prevedibile

Fig. 1 - Il Mount Saint Helens, un vulcano andesitico nel sudovest dello Stato di Washington, prima (a), durante (b) e dopo (c) l'eruzione del 1980. Nella foto in basso (c) è possibile vedere il fianco settentrionale collassato e il domo centrale. Il Mount Saint Helens, nella Cascade Range, nel Nordovest, è il vulcano più attivo ed esplosivo degli Stati Uniti d'America (Fig. 1). I suoi 4500 anni di storie documentata comprendono colate laviche distruttive, roventi colate piroclastiche, lahar e ricaduta di ceneri a grandi distanze. A partire dal 20 marzo 1980 una serie di sismi sotto il vulcano, da piccoli a modesti, segnalò l'inizio di una nuova fase eruttiva, dopo 123 anni di quiescenza. I sismi indussero l' U.S. Geological Survey a dichiarare un formale "stato di allarme". Una settimana dopo si produsse la prima emissione di ceneri e di vapore acque da un nuovo cratere, apertosi sulla sommità del monte. Nel mede di aprile i terremoti aumentarono,

La "pietra dello Tsunami" del villaggio di Aneyoshi

Su di una collina lungo la costa della regione Tohoku, nel Honshu nord- orientale, nel villaggio di pescatori di Aneyodhi, si trova una pietra monumentale di età incerta, con una iscrizione in caratteri giapponesi che recita: Le dimore poste in alto sono la pace e l'armonia dei nostri discendenti. Ricordate la calamità dei grandi tsunami. Non costruite alcuna casa al di sotto di questo punto   Aneyoshi, oggi parte della città di Miyako, era un tempo un tempo localizzata sul mare, dove i pescatori ormeggiavano le loro barche, ma solo quattro dei suoi residenti sopravvissero  allo tsunami del 1896 e solo due sopravvissero allo tsunami del 1933. La pietra ricorda alle persone perchè ora vivono su terreni a quote più alte. La storia è diventata profezia alle ore 2:46 del pomeriggio, l'11 marzo del 2011, quando il piano di sovrascorrimento sottomarino, che corre a largo delle coste orientali del Giappone e che separa la Placca Euroasiatica (sulla quale si trova il Giappon

Auguri di buone feste 2019

Auguro buone Feste per questo Natale e  l'anno nuovo 2020 che verrà.

Sismicità del Bacino del Mugello

E’ noto da tempo che l’area del Bacino del Mugello risulta una delle più attive sismicamente dell’Appennino Settentrionale (Fig. 1).  Molti sono i cataloghi, disponibili anche in rete, nei quali è documentata la sismicità sia recente che storica della zona. Gli ipocentri dei terremoti superano raramente i 14 km di profondità, e molto frequentemente sono al di sopra dei 5 km. L’origine di parte della sismicità è quindi da ricercarsi in strutture all’interno della copertura. In genere si tratta di sismicità a bassa magnitudo, normalmente inferiore a 4.0 anche se, per alcuni terremoti storici è stata calcolata una magnitudo anche superiore a 6.0. I meccanismi focali reperibili in letteratura, che interessano la zona del Mugello sono in prevalenza di tipo distensivo, ma sono presenti anche alcuni meccanismi di tipo compressivo e trascorrente (Fig. 1). Fig. 1 - Distribuzione della sismitotà storica e dalla rete sismica Nazionela dell’area del Mugello. Sono riportati i meccani

Terremoti, ambienti tettonici e faglie regionali

La posizione geografica degli epicentri di terremoti registrati in tutto il mondo a partire dal 1976 (Fig. 1), evidenzia la loro distribuzione secondo delle fasce che segnano i più importanti margini di placca. I meccanismi di faglia dei terremoti lungo queste fasce, sono coerenti con il tipo di faglie che corrono lungo tali margini (Fig. 2).  Fig. 1 - Carta globale dell'attività sismica dal gennaio 1976 a ottobre 2013. Ogni punto rappresenta un terremoto di magnitudo maggiore di 5. I colori indicano la profondità dell'ipocentro. Si noti la concentrazione di terremoti lungo i margini tra le principali placche litosferiche. Margini Divergenti Le strette fasce di terremoti poco profondi che corrono lungo i bacini oceanici coincidono con le creste delle dorsali oceaniche e con i settori di faglie trasformi che collegano i singoli tratti di dorsale . Il meccanismo di faglia dei terremoti lungo le creste delle dorsali, rilevato dall'analisi dei dati sismo

Paleogeografia e tettonica dell'area mediterranea: le Alpi e gli Appennini

La storia paleogeografica della catena montuosa Alpina e Appenninica è legata alla storia geologica e tettonica di un'area rappresentata dal bacino marino del Mediterraneo. Le Alpi e gli Appennini sono due catene montuose costituite da falde tettoniche di ricoprimento delimitate alla base da faglie inverse e sovrascorrimenti. Tali strutture sono dovute alla collisione delle placche tettoniche Europa e Africa che hanno formato un piano di subduzione di crosta oceanica e la formazione di una sutura rappresentata dalla catena Alpino-Appenninico. Le Alpi si sono formate dallo scontro della placca continentale Euroasiatica a nord e quella Africana a sud. Gli Appennini, invece, si sono formati dalla collisione della placca Adria (microplacca che inizialmente era connessa a quella africana) e quella europea. In questo quadro paleogeografico in continuo mutamento, si è sviluppata la vita con numerose forme di organismi sempre più specializzati, con estinzioni di massa ed esplosioni di v

La tettonica delle placche nel Paleozoico

Per il Mesozoico e il Cenozoico (da 250 Ma fa ad oggi) è possibile costruire carte paleogeografiche facendo combinare i margini continentali o le lineazioni magnetiche della stessa età sui due lati di una dorsale oceanica. La posizione dei paleopoli può essere calcolata dalle misurazioni paleomagnetiche, quindi l'unica incognita in queste ricostruzioni è rappresentato dal meridiano di longitudine zero. Queste tecniche non possono essere usate per le ricostruzioni anteriori al Mesozoicoperchè manca la crosta oceanica in situ di quell'età. L'esistenza dei meccanismi della tettonica a placche è ben documentata nelle rocce Paleozoiche (da 541 a 250 Ma fa), dalla conservazione di litosfera oceanica in complessi ofiolitici, dalla presenza di fasce orogenetiche che caratterizzano antiche catene montuose di tipo hymalayano in corrispondenza delle suture tra continenti entrati in collisione e dalle evidenze relative alle passate distribuzioni della flora e della fauna. L'

Il principio dell'isostasia: perché gli oceani sono profondi e le montagne alte?

Le terre emerse sono più rilevate dei fondali oceanici, sia perché sono costituite da rocce più leggere, sia perché formate da una litosfera più spessa. Le rocce più comuni dei continenti sono a composizione granitica e risultano generalmente più leggere di quelle basaltiche, tipiche dei fondali oceanici. La diversità di peso fra graniti e basalti non basta, però, da sola a spiegare, per esempio, il forte dislivello tra la catena himalayana, che supera gli 8000 m di altitudine, e il fondo dell'oceano indiano, che raggiunge profondità superiori ai 10000 m.  Perché tale differenza?  La risposta viene dal principio dell'isostasia, che mette in relazione le quote di continenti e oceani con la densità delle rocce della crosta e del mantello. Secondo questo principio, le zolle in cui la litosfera è suddivisa galleggiano, per la loro relativa leggerezza, sull'astenosfera, che si comporta come un fluido particolarmente denso e pesante. Fig . 1 - modello dell'Isostasia

La "terra mobile" di Wegener e la deriva dei continenti

Fig. 1 - Ricostruzione del Pangea e della sua evoluzione paleogeografica. L'idea di una " Terra mobile ", la cui superficie cambia aspetto nel tempo per il continuo reciproco spostarsi di settori della crosta, è nata all'inizio del secolo scorso ed ha avuto il suo principale teorico in Alfred Wegner , ben noto per avere proposto la teoria della deriva dei continenti. Wegner considerava le aree continentali come zattere di sial galleggianti sul sima, indicando con sial (da silicio a alluminio) la crosta a composizione media granitica, meno densa, e con sima (da silicio a magnesio) il materiale sottostante, più denso, di composizione basaltica, che affiorava sul fondo degli oceani e costituiva, secondo l'autore, un involucro continuo (Fig. 1). Nella teoria, i grossi frammenti di crosta sialica, immersi nel sima molto viscoso " come iceberg nell'acqua " sarebbero andati pian piano alla deriva verso ovest, per restare in ritardo rispetto la ro

La Bassa California e la sua faglia "beante"

Fig. 1 - Faglia trasforme beante lungo il golfo della  California. SAF = Faglia di San Andrea; EPR =  dorsale del Rialzo del Pacifico; I centri di espansione oceanica sono segnati con tratto rosso; le faglie trasformi con tratto nero. Geografi e geologi si sono interrogati a lungo sull'inconsueta configurazione della Bassa California. Perchè il suo golfo è così stretto e allungato? Perchè la penisola della California è disposta parallelamente alla linea di costa del Messico? Quando, nel 1535, il conquistatore spagnolo Hernan Cortés approdò sulle spiagge della California pensò di avere scoperto un'isola. Dovettero passare decenni prima che Cortés si rendesse conto che in realtà la metà settentrionale dell' Isla California costituiva la costa occidentale dell'America Settentrionale e che la sua metà meridionale, la Bassa California, non era altro che una penisola allungata e sottile, separata dal continente dallo stretto Golfo della California. Quatt

Seismic release ratio of 2012 Emilia seismogenic sources and seismotectonic evolution (Northern Italy)

Abstract The 2012 Emilia seismic sequence (northern Italy) was characterised by two mainshocks of MW 5.8 on May 20th and MW 5.6 on May 29th. Seismic activity was ascribed to the northward verging fold and thrust structures of the Ferrara-Romagna arc. This study shows a method for calculating the seismic release ratio of seismogenic sources, described as the ratio between the earthquakes’ seismic moment and the seismic moment calculated from geological data of fault slip measures. It is a quantitative analysis method of seismotectonic studies, which provides a simple explanation for seismic release and an asperity model of faults. A map of fault seismic release ratio is suggested; it describes the seismic release of the 2012 Emilia seismogenic sources during the 2005-2012 period. The seismic release map shows the seismotectonic evolution and different rheological behaviours of seismic sources. Riassunto Rapporto del rilascio sismico delle sorgenti sismogenetiche dell’Emilia