Fig. 1 - Stretta del Pescale sul Fiume Secchia. |
L'alveo del fiume Secchia, dopo essersi allargato nei pressi di Roteglia, alla Stretta del Pescale improvvisamente si restringe, per poi allargarsi nuovamente più a valle, all'altezza di Castellarano. Il restringimento è provocato da uno sbarramento naturale, di tipo strutturale e costituito da un pacco di strati di areniti mioceniche (Formazione di Pantano del Gruppo di Bismantova). Le pareti si presentano si presentano a strapiombo sulle acque del Secchia e del Rio Pescarolo con un altezza di circa 30 m.
La sommità dell'affioramento calcarenitico (fig. 1) compreso tra l'alveo del fiume Secchia e il vicino affluente Rio Pescarolo, si presenta spianata da una superficie terrazzata, posta ad una quota di circa 200 m e ricoperta da ghiaie, e sospesa rispetto l'alveo fluviale di circa 30 m. Si tratta di uno degli esempi più evidenti di antiche superfici terrazzate presenti nella Provincia di Modena. Queste superfici rappresentano lembi relitti di corpi di aggradazione pleistocenica dovuti alle condizioni periglaciali instauratasi sugli Appennini, come conseguenza di quegli stessi peggioramenti climatici che produssero le condizioni glaciali alpine. La superficie terrazzata del Pescale, spianata dall'erosione fluviale del fiume Secchia, è rimasta esposta per lungo tempo, come testimonia il suolo alterato, sviluppatosi sulla sua sommità.
Sopra la superficie terrazzata, tra il 4000-2800 a.C., ebbe vita un abitato neolitico denominato "Il Castellaro". I resti dell'insediamento vennero alla luce a partire dalla fine dell'Ottocento con le indagini di Giovanni Canestrini, professore di zoologia dell'Università di Modena, di Gaetano Chierici e Fernando Malavolti, archeologi reggiano e modenese, rispettivamente. Le indagini effettuate a partire dal 1866 rappresentate da diversi scavi archeologici, portarono a definire la natura dell'insediamento , di un villaggio preistorico sviluppato su una superficie di circa 2600 metri quadrati, costituito da alcune grandi capanne, leggermente scavate nel terreno, con pareti e copertura di materiale ligneo, a volte intonacato d'argilla. A partire dal 1937, Malavolti effettuò una serie di sopralluoghi e ricerche di superficie che gli permisero di individuare ai piedi della parete rocciosa che formano la sponda sinistra del Rio Pescarola, le tracce dei punti di estrazione della selce lavorata, rinvenuta sul terrazzo: si tratta di strati a dominante "selciosa" (livelli di selce) caratterizzanti la Formazione di Contignaco e sui quali poggiano i terreni del Gruppo di Bismantova o direttamente quelli della Formazione del Termina. Dai livelli più superficiali della spianata del Castellaro, rimescolati e sconvolti dai lavori agricoli, si raccolsero frammenti ceramici dell'Età del Bronzo e Romana, testimonianti una lunga frequentazione umana della superficie terrazzata.
Dalla cima del terrazzo del Castellaro, guardando verso sud, è possibile vedere il grande meandro del Fiume Secchie con la scarpata di origine fluviale sulla destra idrografica, la cui parete è costituita dalle areniti della Formazione di Pantano. Anche in questo caso, la sommità si presenta spianata da una superficie terrazzata del Pigneto (fig. 2), sospesa rispetto l'alveo fluviale di circa 40 m.
Fig. 2 - meandro del fiume Secchia e il terrazzo di Pigneto. |
In questa località è possibile osservare le caratteristiche litologiche e i rapporti stratigrafici reciproci tra due unità litostratigrafiche della Successione Epiligure: la Formazione di Contignaco e la Formazione di Pantano.
Gli affioramenti della Formazione di Contignaco sono osservabili nell'alveo del Secchia, poco a valle. La successione immerge verso monte e dal basso è costituita da due orizzonti cineritici di colore chiaro, facilmente distinguibili per il basso peso specifico della roccia. Passano verso l'alto ad una serie di alternanze torbiditiche arenaceo-pelitiche, in parte silicizzate e di colore più scuro. Il passaggio con la sovrastante Formazione di Pantano non è direttamente osservabile causa la copertura vegetale, ma è intuibile. La Formazione di Pantano è caratterizzata da areniti grigie bioturbale, con granulometria da fine a grossolana e a stratificazione piano-parallela. L'affioramento di tale formazione prosegue verso sud lungo la sponda destra del fiume Secchia, formando le scarpate dei terrazzi del Castellaro e Pigneto (figg. 1 e 2).
Interessante è anche la presenza di numerose mesofaglie dirette entro la Formazione di Pantano. Il contatto tra le due formazioni rappresenta un'importante discontinuità di età burdigaliana (Miocene inferiore) che segna il passaggio tra depositi di mare relativamente profondo ad altri di piattaforma mista, carbonatico-terrigena. Il contatto tra le due formazioni si vede meglio entro il Rio Pescarolo, dove alla base della Formazione di Pantano è presente un orizzonte di arenarie medio-grossolane, glauconitico.
Bibliografia
- Conti S., Giusti C., Marchetti M., Panini F., Pellegrini S. & Rossi A. (1999) - La Formazione di Contignaco, La Formazione di Pantano e la Formazione del Termina presso la stretta del Pescale: rapporti stratigrafici, orizzonte cineritico. I terrazzi del Pescale. In: Bertacchini M et al., (Eds) - "I beni Geologici della Provincia di Modena". Artioli Editore, p. 104.
- Gasperi G., et al., (2005) - Carta geologica e Note illustrative della Carta Geologica d’Italia a scala 1:50.000. Foglio N. 219 “Sassuolo”. S.E.L.C.A., Firenze.
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